Cento
dolori
cento
tremori
svenevole
afrore
di
fiori seccati
Poi
una
pianta
più
accesa del faggio
un
corpo vivo
che
schiude la chioma
un
seno pungente
che
fora le mani
non
odo preghiere
soltanto
lamenti
un
unico
eterno
bisbiglio
adorante
Amore
dormiente
appena
destato
durevole
afrore
di
foglia bagnata
intrisa
di pioggia
di
succo di vita
raccolto
in
minute
corolle
di dita
le
apro
di
colpo
sul
corpo del bosco
altro
non cerco
neppure
lo voglio
conosco
soltanto
quel
lungo lamento
gli
occhi socchiusi
la
lingua sul mento.