giovedì 28 gennaio 2016

11-11-1995


Cento dolori
cento tremori
svenevole afrore
di fiori seccati
Poi
una pianta
più accesa del faggio
un corpo vivo
che schiude la chioma
un seno pungente
che fora le mani
non odo preghiere
soltanto lamenti
un unico
eterno
bisbiglio
adorante
Amore dormiente
appena destato
durevole afrore
di foglia bagnata
intrisa di pioggia
di succo di vita
raccolto
in minute
corolle di dita
le apro
di colpo
sul corpo del bosco
altro non cerco
neppure lo voglio
conosco soltanto
quel lungo lamento
gli occhi socchiusi

la lingua sul mento.

lunedì 18 gennaio 2016

versi del the

Luna che gode il sole 

sul cosmo abbandonata 


fra steli alti chilometri 


e galassie incoronata 


madonna della notte 


di messaggi piagata 


spediti da milioni 


di baci infervorati 


tatuata di meteore 


rosse come papaveri 


Desta la tua modestia 


sul mondo che ti è intorno 


buio perchè s’attende 


la tua luce in ritorno 


lascia anche solo un raggio 


sottile come laser 


sfori dietro alla palpebra 


sfugga al chiuso in tralice 


a schiarire l’ardore più cupo dell’amore.