Nel
tuo dipinto,
cerimoniere,
versi
il the
a
cuccume profonde,
di
foglie forti,
abbracci
al
palato
di
cortigiana
dalla
lingua
di
tigre
e
non è balsamo
per
la mia bocca.
Quando
torno
e
appoggio il capo
alla
parete
sento
il tuo fiato
che
sbrana
la
gola e il ventre.
T'ho
lasciato
lontano
mezza
luna
e
già
la
tua metà
brama
le spoglie.
Mi
chino
a
farmi divorare
quale
pegno d'attesa.
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